Le "bufale", il 2016 e il 2017. Prima parte: Adriano Fabris
Dai giovani giornalisti agli esperti della comunicazione. Il nostro viaggio dentro le sfide della comunicazione prosegue con la voce autorevole di alcuni studiosi del settore...
Abbiamo chiesto loro di rispondere in maniera molto sintetica a tre semplici domande. Le loro argomentazioni costituiranno lo spunto utile per nuove iniziative della nostra associazione. Il primo è Adriano fabris, docente di Etica della Comunicazione all'Università di Pisa (a.r.)
1. Il 2016 è stato l’anno delle “bufale”; c’è un modo per contrastarle?
Le "bufale" sono il risultato di una sempre maggiore difficoltà a verificare le notizie, dovuta da una parte all'overdose di informazioni e, dall'altra, alla scarsa competenza di chi le riceve. L'unico rimedio possibile, restando problematica una verifica costante ed essendo spesso utile un regime di disinformazione, è nella qualità etica degli operatori della comunicazione. È questo ciò che più agevolmente possiamo verificare.
2. Per cos’altro si è caratterizzato l’anno appena trascorso?
È la crescente disintermediazione in ambito comunicativo. Ma se viene meno il ruolo di mediatore del giornalista, scompare la sua funzione. È questa possibilità, oggi, a delinearsi in maniera sempre più chiara.
3. E il 2017 invece cosa porterà al mondo della comunicazione? Quale situazione emergerà?
Il tema di fondo, a mio parere, sarà quello di tenere assieme, cioè di collegare attraverso la comunicazione e l'informazione, settori dell'opinione pubblica sempre più isolati e conflittuali. Lo dimostrano vari eventi politici dell'ultimo anno. Il comunicatore potrà avere un ruolo di collegamento. Se invece farà ideologia, sarà al servizio di un mondo sempre più a pezzi.