L'esempio dei magi contro la nostra paura della verità
I magi seguivano una stella cometa che avevano visto sorgere, che giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino Gesù.
Parla di loro l’evangelista Matteo che li descrive come uomini sapienti che sanno riconoscere i segni del cielo. Sono stranieri nella terra di Gesù, eppure lo riconoscono come re dei Giudei e vogliono adorarlo. Lo cercano dappertutto, nei palazzi di potere, nei luoghi più umili, dove nessuno sospetta che ci sia la presenza di Dio.
I giornalisti sono esperti di segni. Hanno tanto da imparare dai Magi nella ricerca della verità. Il bravo giornalista deve saper accogliere e raccontare la verità nel modo giusto, con intelligenza e coraggio, con la grafia sottile e tenace della speranza.
Dovrebbe essere l’uomo che crea ponti, non erige muri. Accorcia le distanze, al fianco degli ultimi, di chi non ha voce, senza mai stancarsi. Procede con determinazione guidato dalla ragione e della fede senza farsi travolgere dall’ambizione dello scoop a tutti a tutti i costi e a ogni costo.
Urlare, demolire, non è giornalismo. Non aiuta a leggere i segni della vita di ogni giorno che cambia, ad allargare gli orizzonti, a interpretare il senso del futuro.
Non è il giornalismo al servizio della pace che ci chiede Papa Francesco. Quello che raccoglie le storie delle persone, rifiuta la rabbia sterile, conosce le povertà umane e se ne fa carico per denunciarle.
Dai magi impariamo ad accogliere la verità nel modo giusto, usiamo l’intelligenza e il coraggio per abbandonare le sicurezze del mondo, potere, successo, gloria, per avventurarci in ciò che di nuovo sta nascendo.
Non facciamo come Erode, che per paura di affrontare la verità, si lascia scappare l’opportunità di conoscere il vero Re della storia.