Sul numero di Desk di inizio 2018 (1)
Raccontare la giustizia, di Vania De Luca
«La sapienza dei saggi ha definito la giustizia come la volontà di riconoscere a ciascuno ciò che gli è dovuto, mentre gli antichi profeti l’hanno considerata come il fondamento della pace vera e duratura». Queste parole pronunciate da papa Francesco davanti alle autorità civili del Myanmar, il 28 novembre scorso, in un contesto molto diverso dal nostro, offrono uno spunto calzante anche per noi, per gli scopi che ci siamo prefissi per questo primo numero di Desk del 2018 su Raccontare la Giustizia, che segue i numeri dedicati al racconto giornalistico dei temi Lavoro e Migrazioni e precede quello che vorremmo dedicare al Raccontare la Città, da diverse angolature.
Riparare le relazioni rotte, di p. Francesco Occhetta
L’esperienza di essere toccati dalla giustizia, dai suoi limiti, dai costi e dal dolore che essa provoca, cambia anche l’approccio al racconto. Cambiano le parole, il tono di voce, la scelta delle immagini. Tutto questo, però, non basta.Il ruolo pubblico del giornalismo è chiamato a una riflessione culturale ancora più alta: in quale modo è possibile garantire la certezza della pena insieme alla certezza della rieducazione?
La dignità nella giustizia, intervista a Giovanni Maria Flick, presidente emerito della corte costituzionale, di Roberta Leone
«Fondamento della dignità, anche nel mondo globalizzato, è il rispetto reciproco, quell’equilibrio tra i princìpi di eguaglianza e di diversità cui la Costituzione si riferisce quando parla di “pari dignità sociale” dei cittadini, ricordando che è compito della Repubblica – cioè di tutti noi – rimuovere gli ostacoli di fatto che limitano l’eguaglianza e impediscono il pieno sviluppo della personalità e la effettiva partecipazione alla organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Magistratura e informazione. Un equilibrio difficile di Biagio Politano
La crescente importanza assunta nell’attuale contesto culturale e sociale dall’informazione che riguarda l’esercizio della giurisdizione, e di quella penale in particolare, merita valutazione attenta. Il tema però deve esser circoscritto, così come l’uso delle parole: appare doveroso escludere ogni rilievo al concetto di “Giustizia” (con lettera maiuscola), che ha ben altro spessore e ben altri limiti.
La medicina dell’informazione, intervista a Carlo Verna, presidente dell’ordine nazionale dei giornalisti, di Vania De Luca
I giudici esistono da sempre. A voler riconoscere al massimo l’anzianità del giornalismo, invece, si parte dal XVI secolo, ma questo non ne diminuisce il peso rispetto all’altro potere di controllo, che talvolta soffre la presenza dell’informazione. I giornalisti sono soggetti come tutti i cittadini alla legge, ma anche la magistratura deve accettare in base all’articolo 21 della Costituzione le critiche dell’informazione. Troppe querele di giudici e pubblici ministeri verso i giornalisti e alcuni colleghi segnalano anche entità di risarcimenti eccessivi.
La giustizia nel racconto dei giornalisti, di Marica Spalletta
DAL PUNTO DI VISTA DEI PROFESSIONISTI DELL’INFORMAZIONE - Nel corso dell’ultimo decennio, complice quel processo di ibridazione che ha investito i fenomeni giornalistici nel loro complesso, il racconto giornalistico è profondamente mutato, e questa trasformazione ha riguardato tutto il processo di selezione, gerarchizzazione e interpretazione delle notizie, mettendo in discussione la tradizionale distinzione delle notizie in generi –, per non dire delle modalità di fruizione – , per cui si assiste oggi a un consumo di notizie sempre più occasionale, nel senso che è cresciuta a dismisura la possibilità di imbattersi in determinate tipologie di argomenti anche all’interno di contesti non necessariamente giornalistici.
La cronaca giudiziaria tra mercato e politica. Il caso Ilaria Capua, di Lorenzo Ugolini
RICERCA REALIZZAATA PER DESK - Nel momento in cui ci si approccia all’analisi delle principali peculiarità e criticità del giornalismo che si occupa di cronaca giudiziaria e, per esteso, di giustizia, è quasi inevitabile che venga in mente un modo di dire frequentemente associato alle critiche al mondo dell’informazione: “Sbatti il mostro in prima pagina”. Quest’espressione, mutuata da un film di Marco Bellocchio del 1972 incentrato sugli effetti deleteri di un rapporto troppo stretto tra forze politiche, forze dell’ordine e giornalisti, mette in evidenza un punto centrale e ricorrente che si rimprovera ai giornalisti: quello di privilegiare uno scoop a tutto, finanche alla verità.
Vite oltre le sbarre, di Daniela De Robert
Sono i luoghi più bui, quelli meno visibili, meno raggiungibili e meno conosciuti che hanno bisogno di essere raccontati. Sono quelli fuori dal cono d’ombra dell’informazione, oscurati e silenziati. Quelli che papa Francesco ha definito le “periferie”. Anche l’informazione ha le sue “periferie”. Non solo quelle geografiche, di alcune aree del mondo che faticano a trovare spazio nei nostri media, anche quando la notizia c’è, come nel caso delle tante guerre “dimenticate”. Nelle periferie dell’informazione ci sono certamente i luoghi di privazione della libertà: le carceri, gli istituti penali per minori, i CPR (gli ex CiE), gli hotspot, ma anche i trattamenti sanitari obbligatori, le comunità che accolgono adulti e minori in esecuzione penale.
La cognizione del dolore e il perdono responsabile nel “legno storto” della giustizia, di Donatella Trotta
Quali sono i confini tra vittima e carnefice? E quelli tra desiderio di giustizia e sentimento di vendetta o rivalsa? La violenza più atroce (che può strapparti senza un perché un genitore, un figlio, un coniuge) e l’odio sono davvero ineluttabili? o possono essere sanati educando al bene attraverso il male? Attraverso Don Tonino Palmese si indaga l'esperienze delle vittime.
Legalizzazione della vendetta o riparazione e riconciliazione?, di Giuliana Martirani
È possibile una risposta a reati e violazioni dei Diritti Umani che non sia legalizzazione della vendetta e che sostituisca il focus sul fatto passato con la visione del ben-essere delle persone future e delle comunità future?
Così come «il rimedio all’imprevedibilità della sorte e alla caotica incertezza del futuro è la facoltà di fare e mantenere promesse» (Hannah Arendt), contro l’irrimediabilità delle offese e il peso del passato l’unico antidoto può essere la riconciliazione attraverso il perdono e la giustizia riparativa.
Guerre e genocidi: i tribunali speciali, di Giuseppe Caffulli
Sul versante dell’informazione, servono sforzi per evitare che l’orologio della storia faccia dei passi indietro. Se è vero che tutto è perfettibile e che alcuni nodi circa una reale e onesta terzietà vanno sciolti, è pur vero che, dopo Norimberga (e dopo il Tribunale speciale sulla ex-Jugoslavia) occorre coltivare la consapevolezza che gli autori di crimini di guerra, contro l’umanità e genocidio – ovunque siano – non godono dell’immunità e tanto meno dell’impunità. In questa necessaria crescita di conoscenza, consapevolezza e fiducia nella giustizia, giornalisti e operatori della comunicazione possono giocare un ruolo di non poco conto.
Rosario Livatino. Uomo giusto, giudice fedele, di Marilisa Della Monica
Di lui sappiamo poco. E, quel poco, proviene dai pochi che lo conobbero nel corso della sua vita. Pochissime le amicizie che si protrassero negli anni, ed anche ai genitori, come del resto accade nella maggior parte delle famiglie, la vita di quel ragazzo, con tutte le sue fragilità, debolezze e complessità, si palesò dopo la sua morte. Nella solitudine quotidiana, nella incomprensione che generavano molti dei suoi comportamenti, nell’imperscrutabilità del suo essere uomo e uomo riservato e discreto, credente e consapevole del ruolo gravoso di amministrare la giustizia.
La mediazione: un altro modo di risolvere i conflitti, di Paola Moreschini
L’attenzione della società e dei mezzi di comunicazione è rivolta soprattutto ai fatti che rivestono rilievo penale, perché fanno più notizia e suscitano maggiore interesse e curiosità nei destinatari dei messaggi. Tuttavia è il settore della giustizia civile quello in cui si manifesta una maggiore e più diffusa conflittualità. Un tipo di conflittualità che spesso, però, resta sommersa perché non viene portata davanti ad alcun giudice o a qualsiasi altro soggetto che può aiutare a trovare soluzioni.
L’usura. Quello che non si dice, di Michela Di Trani
L’usura è alla periferia del mondo mass mediale. La comunicazione è spesso assente o superficiale e imprecisa. La maggior parte delle testate giornalistiche non tratta il tema in tutta la sua complessità: l’attenzione si limita per lo più allo sbattere in prima pagina i casi di arresti di bande di usurai. Ma l’usura non è solo cronaca giudiziaria, è economia, politica economica, ha che fare con la dignità e il benessere della persona, e quindi con la stabilità economica e sociale del Paese. L’indebitamento patologico delle famiglie italiane frena la ripresa economica. argomenti che non emergono dai racconti giornalistici.
Interessa ancora la verità?, di Guido Mocellin
Nel messaggio per la 52a Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali “La verità vi farà liberi (Gv 8,32). Fake news e giornalismo di pace” la raccomandazione a «riconoscere il male che si insinua in una comunicazione che non crea comunione», a «togliere il veleno dai nostri giudizi» e a «parlare degli altri come di fratelli e sorelle» è ribadita nella chiusura del Messaggio per la giornata delle comunicazioni sociali del 2018, all’interno del suo aspetto di maggior novità: il fatto che Francesco offra, a sostegno delle sue attese verso i giornalisti e l’intero sistema dei media posto a confronto con le fake news, una preghiera, di ispirazione francescana, «alla Verità in persona».
Per un giornalismo di pace, di Paola Springhetti
Nella parte finale del messaggio per la 52a Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali “La verità vi farà liberi (Gv 8,32). Fake news e giornalismo di pace”, papa Francesco invita a promuovere il giornalismo di pace, specificando che con questa espressione non intende «un giornalismo “buonista”, che neghi l’esistenza di problemi gravi e assuma toni sdolcinati», ma, al contrario, vuole indicare «un giornalismo senza infingimenti, ostile alle falsità, a slogan ad effetto e a dichiarazioni roboanti; un giornalismo fatto da persone per le persone, e che si comprende come servizio a tutte le persone, specialmente a quelle – sono al mondo la maggioranza – che non hanno voce; un giornalismo che non bruci le notizie, ma che si impegni nella ricerca delle cause reali dei conflitti, per favorirne la comprensione dalle radici e il superamento attraverso l’avviamento di processi virtuosi; un giornalismo impegnato a indicare soluzioni alternative alle escalation del clamore e della violenza verbale».
Bambini e mass media: il forum di Bari, di Maria Luisa Sgobba
Il Forum bambini e mass media non vuol scrivere nuove regole, non vuol scrivere nuovi codici di comportamento da adottare, ce ne sono già tanti, ma misurarsi sulla prassi quotidiana, sulle scelte che si compiono. Troppo spesso accade che percorsi di assoluto rilievo ed esperienze educative che potrebbero tracciare preziose linee guida restino sconosciuti, chiusi nei confini del fertile orto in cui sono nati. invece c’è bisogno di scambiare quelle esperienze, di rivitalizzarle, perché generino efficaci rimandi in altre, differenti realtà. in sintesi, c’è bisogno oggi più che mai di fare rete. il confronto tra le parti in gioco rende tutti più consapevoli dell’importanza del ruolo svolto e della necessità di dar valore all’esperienza dell’altro.